Epigrafe da tutelare
Su quel palazo l'antica epigrafe che va salvata
Una casa diroccata può nascondere testimonianze di un lontano passato.
A Brindisi capita anche questo. Piazza Marco Antonio Cavalerio al numero civico 10, un vecchio immobile a due piani ad uso abitativo è da giorni ingabbiato da un imponente impalcatura metallica e coperto da grandi teli in procinto, il tutto farebbe pensare, di essere ristrutturato. Ma il telo cela una particolarità non rara da riscontrare a Brindisi, ma a suo modo unica. Sulla facciata poco sopra una finestra è visibile, a mo di architrave, un epigrafe delle iscrizioni latine. A molti forse, quella lastra di marmo bianco sarà passata inosservata incastonata tra blocchi di ben altro materiale e ingrigita dal trascorrere del tempo, ma non a chi scovare tracce del passato è abituato. “Non c’è da meravigliarsi se fra un blocco e l’altro di molti edifici di brindisini si intravedono resti apparentanti al passato –affermano i ragazzi del G.A.B. Gruppo Archeologico Brindisino –
Un tempo ben lontano dal consumismo odierno, i materiali pregiati, come il marmo, spesso provenienti dall’oriente, non erano cosi facili da reperire. Per questo motivo nel medioevo e anche in tempi più recenti molti edifici furono costruiti riutilizzando materiali provenienti da resti romani.”
Consuetudine che prese piede anche a Brindisi. Del resto reperire materiale archeologico (frammenti architettonici, epigrafi, rocchi di colonne) da reimpiegare in opere edili non doveva essere un problema. Importantissimo scalo per la Grecia e l’oriente sotto la dominazione romana, elevata al rango di municipio nell’83 a.C. al città conserva su e sotto il suolo, oggi come allora, considerevoli testimonianze del suo glorioso passato. Ma l’epigrafe in questione reca una particolarità. Poco sopra l’iscrizione campeggia una figura ottenuta dalla sovrapposizione di un cerchio vuoto e una croce latina. Il blocco di marmo allo stato attuale non è leggibile, ma la croce nel cerchio è chiaramente visibile –affermano i ragazzi del G.A.B. – Il simbolo farebbe pensare a un origine paleocristiana”. …………“ da pochi giorni sull’immobile sono state montate delle impalcature, il che lascia presupporre a u prossimo restauro. Appena possibile tenteremo di contattare i costruttori per sottolineare l’importanza di tale testimonianza. La nostra speranza è che l’epigrafe venga salvaguardata e non occultata o addirittura distrutta come spesso accade a qui Brindisi con quel che resta del passato di questa città. Monumenti abbattuti per far spazio a moderni edifici, necropoli cancellate da colate
di cemento per realizzare piazze, ritrovamenti archeologici di cui si sono perse le tracce. La lista nera è lunga.
Far si che eventuali interventi di restauro non compromettano l’ennesima testimonianza è la nuova mission dei ragazzi del G.A.B. postata sulla pagina del gruppo facebook del gruppo. L’iniziativa raccoglie adesioni e consensi e c’è chi avanza la possibilità di censire edifici, strade e piazze “che presentano tali materiali così da redigere una mappa del territorio a disposizione di coloro che ne sanno ricostruire la provenienza. Occhi sgranati e sensi all’erta allora. Ogni vicolo, stradina e antico palazzo potrebbe dare il via un’affascinante avventura archeologica.
26 maggio 2011
Alessandra Caputo