Saline di Punta della Contessa
In un tempo remoto, ben lontano da quello consumistico moderno, il sale rappresentava un bene importante non solo per l'elevata importanza alimentare ma anche per il suo elevato valore commerciale. In passato, infatti, possedere il sale voleva dire possedere ricchezza. Oltre a dare sapore ai cibi, il sale veniva utilizzato per la conservazione della carne. Possiamo pertanto intuire quanto fossero importanti le saline poste non lontano da Masseria Villanova, a sud, lungo il litorale Brindisino che porta verso Cerano. Il funzionamento delle saline è piuttosto semplice: si tratta di bacini o vasche comunicanti con il mare e fra loro; man mano che il sole fa evaporare l'acqua marina la concentrazione del sale aumenta e, attraverso vari passaggi in vasche sempre piu' piccole, si ottengono i depositi di sale.
Queste saline in uso prevalentemente fra il XIII e il XVIII, un tempo conosciute come saline Regie, furono una delle fonti economiche principali (per disposizione di re Ferdinando I D'Aragona nel 1465) per garantire i fondi necessari alla ricostruzione degli edifici, delle mura e al ripopolamento della città di Brindisi dopo il terremoto e la peste. Nel 1734, le saline furono testimoni dello sbarco di una nave (erano le 2 di notte) che portò gli invasori ad impadronirsi della torre del sale. Successivamente, l'attività di estrazione fu abbandonata e presto queste "miniere di sale" divennero un area palustre. Per fortuna, pochi anni fa, l'area è stata trasformata in riserva naturale, e le rovine del deposito del sale si possono ancora oggi intravedere.
Gli stagni sono popolati da ben 14 specie di uccelli migratori tra cui beccacce di mare, cigni, folaghe, aironi, germani reali, morette; la vegetazione è costituita in prevalenza da rupopia chirrosa, agropyron junceum, ammophilla sp. Nell'area sono stati costruite delle piccole "vedette" per il "Birdwatching".