top of page


I nomi che hanno identificato la nostra città (Brindisi)

                                                                                                         di Nazareno Valente
 

Il geografo Strabone (1) parlando di Brindisi dice che il suo porto “comprende al suo interno più insenature, cosicché la sua forma assomiglia alle corna di un cervo e di qui anche il nome: infatti il luogo con la città assomiglia moltissimo nel suo complesso alla testa di un cervo, e <Bréntion> è appunto chiamata in lingua messapica la testa di un cervo”(2). Proprio da Bréntion i greci chiamavano la nostra città Brentésion mentre i romani, utilizzando la stessa radice (bhrentos – brendon) (3), e più in particolare la voce Brunda (4), maggiormente corrispondente all’idioma locale, la denominarono Brundisium.

Brindisi deve pertanto il suo nome all’antico popolo dei Messapi, di origini illiriche, la cui struttura grammaticale ha molti punti di contatto con l’attuale lingua albanese, soprattutto per le concordanze toponomastiche con l’antico illirico, tant’è che tuttora in albanese corna si dice brirët.

Il toponimo Brundisium (5) aveva per altro molte varianti, influenzate sia dalla pronuncia in uso nel latino tardo e medievale, sia dalle evoluzioni subite dalle lingue sviluppatesi dal latino. Tutto questo ha comportato che dal medioevo in poi siano state usate diverse denominazioni per individuare la nostra città. Nel Basso Medioevo, probabilmente in Gallia, in alternativa a Brundisium andò affermandosi Brandisium che, nel tempo, divenne prevalente tant'è che nella seconda metà del XII secolo la nostra città veniva chiamata Brandisi.

Così viene infatti indicata nella <Carta Pisana>, che si ritiene risalga attorno al 1270, ma negli stessi anni si riscontra Blandizia, come si ritrova nelle <Storie de Troia e de Roma> (6), nel passo relativo all’inseguimento di Cesare a Pompeo (“et assedialo a Blandizia”).

Non è però questa l’unica alternativa. Sempre nel corso della contesa tra Cesare e Pompeo, ne <I conti di antichi cavalieri>(7) troviamo Branditia (“E Cesare li seguio ed assediò Branditia”), e alla fine del XIII secolo Brundizio (8), sino ad arrivare a Brandizio.

Fu appunto Brandizio, toponimo peraltro utilizzato anche da Dante che fa esclamare a Virgilio, “Napoli l’ha, e da Brandizio è tolto” (9), che divenne ricorrente per tutto il XIV secolo, sebbene nello stesso periodo si possa riscontrare la presenza di altri termini alternativi, comunque molto meno diffusi: Blandizo, il cui primo riscontro si ha nella <Carta nautica> di Pietro Vesconte del 1311; Brandizo (<Atlante> di Pietro Vesconte del 1313); Brundisia (1350 circa)10; Brandizia (1362) (11); Brandiz (<Atlante Pinelli-Walckenaer>, 1384) e, infine, Brandiço (12).

Nel secolo successivo i toponimi utilizzati furono: Branditio (<Portolano Parma-Magliabechi>, 1430 circa), Brandizi (1445)13, Brundusio (14) oppure Brondusio (1474) (14). Alla fine del secolo XV troviamo invece il toponimo Brindese (15) o Brindise (15) e, finalmente, dal 1519, Brindisi, di cui si ha per la prima volta riscontro nel glossario di Lucio Cristoforo Scobar e poco dopo, nel 1525, nell’opera <History of Venice> di Pietro Bembo.

 

Quasi in contemporanea ebbero non lunga vita dizioni quali Brindesi (1562) (16)  e, ancor meno, Brindici, voce usata dal Bembo sempre nell’<History of Venice>.

Ormai la nostra città aveva infatti trovato in Brindisi il toponimo con cui identificarsi.

 

Note.

1. Strabone nacque prima del 60 a.C. e morì non dopo il 24 d.C. e si ritiene che abbia redatto i libri V e VI riguardanti l’Italia intorno al 18 d.C., quanto meno nella loro stesura definitiva.

2. Strabone, “Geografia – l’Italia”, (Traduzione di Anna Maria Biraschi), Biblioteca Universale Rizzoli, Milano, 2001, VI, 3, 6, p. 307.

 3. Jules Pokorny, “Indogermanisches etymologisches Wörterbuch”, Bern, 1887, pp.168-169.

4. Giovanni Maria Moricino, copiato integralmente da Della Monica, “Memoria Historica dell’antichissiima e fedelissima città di Brindisi”, Ristampa anastatica, R. Jurlaro, Bologna, 1967,  p. 82, afferma: “Ennio come egli descrisse Brindisi da Brunda, e s’intese per Brunda il capo di cervo, secondo l’idioma del paese. Enn. in Ann.: ‘Brunda caput Cervi veteres dixere coloni’.

5. In effetti, sarebbe più corretto, Brundusium ma i moderni gli preferiscono Brundisium.

6. Introduzione di Cesare Segre e (a cura di )Mario Marti, “La prosa del Duecento”, Ricciardi, 1959, p. 415.

7. (a cura di) Alberto Del Monte, “Conti di antichi cavalieri”, Cisalpino goliardica, Milano, 1972, p. 89.

8. (a cura di) Franco Tassi, “Delle storie contra i pagani” di Paolo Orosio, volgarizzamento di Bono Giamboni, Firenze, 1849., Libro I, 18.

9. Dante, “Divina Commedia”, “Purgatorio”, Canto III, 27.

10. Vincenzo Finzi, “Volgarizzamento dell’imago mundi”, 1894,  520, 18 <Brundisia a forma de cervo>.

11. Antonio Pucci, “Libro di varie storie”, (a cura di Alberto Varvaro), Palermo, 1957, p. 39.

12. (A cura di) Alfredo Stussi, Zibaldone Da Canal, “Manoscritto mercantile del XV secolo”, 1967, p. I58.

13. Pietro de’ Versi, “Portolano del Mediterraneo e dell’Atlantico”.

14. Plinio, “Naturalis historia” volgarizzamento di Cristoforo Landino.

15. Rosario Coluccia, “Introduzione all’edizione critica della Cronaca del Ferraiolo”, 1987.

16. Alfonso Buonacciuoli, “La prima parte della Geografia di Strabone, tradotta in volgare italiano”.

bottom of page